Stupori
definiti per sempre nell'immobile sguardo dell'orso giocattolo
che fissa l'orco minuscolo; di occhio abbassato, sotto il berretto
che arriva al soffitto, quasi a chiedere scusa di essere così
indebitamente cresciuto, il folletto.
Blu, rossi, ocra, di cupo o smagliante bagliore, a sostenere
espressioni contrariate e feroci o ad addolcirsi nei giochi
appartati di orchi e folletti bambini.
Strabilianti scene teatrali a fissare una fiaba che si sostanzia
delle sue immagini ancor meglio della parola che l'accompagna.
La ragione è nell'arte e nel nome.
Eric Battut, gloria francese dell'illustrazione, in questo racconto
che attinge il suo credo ai miti del Nord, raggiunge vette vertiginose
e, per dare consistenza completa alla sua fantasia, provvede
anche al testo.
E' l'abito che fa il monaco? Sembrano pensarla così,
in un primo momento, Ric , l'orco e Ric il folletto. Per uno
scherzo del destino, chiamandosi con lo stesso nome, l'uno sembra
aver preso il posto riservato all'altro. E allora per illudersi
di essere quello che si dovrebbe essere e non quello che si
è, i due Ric si scambiano il cappello (chissà
che la parte non vada per il tutto).
La storia di uno dei Ric è la storia speculare dell'altro,
ambientata in una di quelle regioni che non conoscono il tempo.
Luogo di fiaba, dove di solito risuona il senso della morale.
Che in questo caso dice come sia doloroso e inutile contrabbandar
se stessi. E dicendolo, prende la piega più convincente.
Invocando l'arte e l'ala propizia della poesia.
Eric Battut
Ric e Ric
Storia di un orco e di un folletto
Bohem Press Italia, 2002, p.28, Euro 14,00
ISBN 88-88148-30-2
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