Centrale, nella
vicenda umana, il triangolo costituito da padre madre e figlio.
Chiamiamolo famiglia quel triangolo, e al posto di quel figlio
mettiamoci una figlia. Il risultato cambierà di molto.
L’aveva rivelata Freud la vicenda edipica, calcando sul bambino,
il maschio; l’epoca era quella, e madre e figlia pressappoco
marginali. Non tanto però da non costituire motivo di ricerca:
gli studi di Freud sull’isteria conducono in quella direzione.
Richiamandosi a quel luogo un po’ enigmatico, là dove la storia
colloca bene in vista una bambina con suo padre, Gianna
Schelotto, psicologa e psicoterapeuta, autrice di molti libri,
insignita di premi e recentemente del titolo di commendatore dal
Presidente Ciampi, costruisce un itinerario che parte dai suoi
ricordi e dai suoi sentimenti personali verso il padre, si
addentra nei sentimenti e nelle vicende di altre donne da lei
incontrate nello svolgimento della professione o sulle pagine on
line del sito del Corriere della Sera cui collabora, e poi
approda a conclusioni che dall’ indagine psicologica riportano
il conforto di una luce.
Così impostato, il suo discorso prende l’andamento di un
racconto letterario, e di quello ne ha lo scorrere e la
piacevolezza, pur mantenendo fede all’impostazione di studio cui
s’ispira e che risuona così: “Il padre non è meno importante
della madre nel formarsi dell’identità femminile e costituisce
per le figlie un riferimento essenziale nell’approccio alla vita
e nell’analisi di sé”.
Richiamate da quadri d’autore, arie d’opera, testi letterari,
concetti filosofici e storie vere raccontate all’autrice dai
pazienti, escono a poco a poco dal racconto, che va a toccare
nodi cruciali della relazione padre-figlia, scene suggestive
che, alla efficacia letteraria della descrizione (bozzetti,
scene umoristiche e drammatiche), aggiungono l’annotazione
chiara e puntuale dello psicologo.
Non un trattato dunque ma un coinvolgente richiamo alla figura
annotata (la bambina con suo padre) e alla lettura delle
conseguenze, positive o negative, che nella vita si
svilupperanno da quella relazione primitiva.
Il campionario fornito dall’autrice è piuttosto ampio e annovera
al proprio interno “scene da matrimoni”, “fantasmi vicini e
lontani”, “padri che non sorridono”, padri che sono “troppo
padri”, padri che se ne vanno, “padri famosi” e “padri
incestuosi”. A ciascuno di essi corrisponde una figlia.
Gianna Schelotto, Ti ricordi, papà? - Padri e
figlie un rapporto enigmatico, Mondadori, 2005, p.176, €
16,50 |