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Perchè Giovanni è dislessico? Sono una libraia. Caro cappellaio matto
ricorro ancora al tuo aiuto per questo motivo:una mia cliente ha un bimbo
dislessico che è in prima elementare...la dislessia si può scoprire
anche prima ma bisogna avere personale qualificato (ma non voglio entrare
nel merito).Il bimbo fa fatica a leggere e vorrei sapere se esistono dei
libri dedicati a loro e ai loro genitori. 1.500.000
sono i dislessici in Italia, il 5% circa della popolazione in età
scolare. Fenomeno rilevante. Ma in cosa consiste? Lo definisce in modo
piano e appropriato comprensibile a tutti, Giacomo Stella, psicologo e
fondatore dell’Associazione Italiana Dislessia: “La dislessia è il più
conosciuto dei disturbi di apprendimento scolastico. Questa parola, che
ormai è entrata nel lessico quotidiano di tutti noi, viene spesso
utilizzata con un significato sbagliato. Dislessia significa disturbo di
lettura, non significa disturbo del linguaggio né definisce genericamente
una difficoltà ad apprendere. I bambini dislessici hanno problemi con
tutto quello che riguarda la lingua scritta. Non hanno problemi di
intelligenza, né problemi di socializzazione, almeno fino al momento in
cui il confronto scolastico con i coetanei non li determina…” (Storie
di dislessia. I bambini di oggi e di ieri
raccontano la loro battaglia quotidiana, Libriliberi, 2002). I
dati e il riferimento al libro di Stella sono riportati da Beatrice
Salvadori, psicolinguista, in un interessante articolo sulla rivista “Liber
– libri per bambini e ragazzi” che, nell’ultimo numero
(ottobre-dicembre 2003), dedica alla dislessia un ampio servizio,
completato da una estesa bibliografia e da un intelligente itinerario di
letture per i ragazzi, proposto da Maurizio Novigno, pedagogista. Il percorso indicato si svolge
attraverso “storie di dislessia di grande efficacia narrativa”, che si
configurano come “intense esperienze di lettura dagli effetti
educativi” per i ragazzi che hanno compagni dislessici e per gli stessi
portatori del disturbo. Fra
quelle storie, è indicata una fiaba, Il
mago delle formiche giganti (Libriliberi) che ci piace segnalare
per esteso, per le sue finalità e per la sapienza adoperata nel
congegnarla. L’abilità
del montaggio risulta evidente. Si aggira la stigmata: è nell’azione,
nel gioco, nella ricerca che emerge la particolarità che distingue ogni
bambino dall’altro, la miopia come la dislessia, la bulimia come la
fragilità emotiva. Si ricorre anche all’espediente di mettere un
bambino nei panni dell’altro, per fare sentire reciprocamente come si
sta al posto che non è il proprio posto. Per questo si fa scivolare la
realtà della gita in campagna nella magia della fiaba. Il risultato è che Pietro, il miope, ci vede benissimo ma da
basso che era diventa altissimo, soppiantando Tommaso nel record;
Giovanni, da quella roccia che è, diventa piagnucoloso, come Pietro, ma in compenso s’accorge di leggere bene le scritte incise
nelle pareti della grotta del mago, proprio come farebbe Alessia e lui non
sa fare; mentre la grassa Alessia, che ora sembra una mannequin, fa fatica
a distinguere una parola dall’altra. Il
racconto non rinuncia agli ingredienti necessari del genere, che fa ridere
e sorridere, completando l’obiettivo
che si è dato, persino con un eccessivo ottimismo. In appendice al volume, due importanti capitoli: “Che cosa succede quando non si riesce a leggere?”, un test intelligente e indovinato di autodiagnosi, e “Che cos’è la dislessia?”: in dialogo maieutico, una maestra e i suoi scolari (gli stessi personaggi della storia, indagano, s’interrogano, concludono). Il mago delle formiche giganti – La dislessia a scuola: tutti uguali, tutti diversi, Libriliberi, 2002, p.64, € 6,00 Complementare
a questo volume: Altre
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