“Cosa
è successo alla Fiera di Bologna?
Giro ideale fra i cambiamenti e le novità di questi anni,
ricercati alla Fiera del libro per ragazzi e dintorni.
Accompagnati da Carla Poesio”
di Rosella Picech
C’erano premi Nobel e onorevoli ministri, autori di culto e filosofi
in voga, psicologi di continuo consultati, giornalisti e celebrità
varie, nonché case editrici di nobile tradizione per la prima volta
piegate alla produzione di libri per i piccoli. Tutti presenti a
Bologna, alla Fiera del libro per ragazzi 1999. Dunque, Fiera delle
vanità? Perché una sfilata così non s’era mai vista. Oppure, cosa
d’altro ha sollecitato questo concorso di persone variamente
importanti?
Per saperlo ci siamo rivolti a lei, fedele vestale della Fiera,
donna curiosa e instancabile.
Carla Poesio, come in un film già
visto, visto ogni anno, per ciascuno degli anni della Fera, e sono
trentasei, riceve cortese i suoi ospiti, impeccabile padrona di
casa, signora nei modi, arguta nelle espressioni felici del suo
bell’idioma toscano.
Dà proprio questa impressione la Carla: sei ricevuto nel salotto di
casa. Garbo, sapere del mondo, competenza precisa si mescolano al
meglio. Piacere d’intesa. “Alla Fiera ci sono dalla sua prima
edizione – dice -. E come consulente per l’ufficio stampa, ricevo i
giornalisti, do loro informazioni sulle tendenze della produzione
dei libri per ragazzi, sia in Italia che all’estero. Ciò significa
che prima della Fera mi devo preparare”.
Se sei in Fiera dalla fondazione, devi aver visto susseguirsi tanti
cambiamenti. Me ne dici qualcuno? Magari di quelli importanti per
davvero.
Ne
posso enumerare tre o quattro. La Fiera è sempre stata attenta a
scoprire quali erano i fenomeni nuovi. Faccio un esempio, non di
massima ma interessante : il pop-up libro, nato fuori d’Italia, ha
avuto qui da noi un grandissimo respiro, tanto da vedersi dedicare
anni fa una importante esposizione curata dall’Intervisuals, la più
grande casa americana del settore. Oppure il boom del fumetto:
quante celebrazioni per questo ottimo compagno di strada del libro!
Per non dimenticare poi la “mostra degli illustratori”: allestita
ogni anno per indicare le tendenze di quella che è una voce
irrinunciabile del libro, l’illustrazione appunto. Anche se, sempre
più spesso, mi domando se in questo campo esista ancora spazio per
la sperimentazione. Non so quanto gli editori siano interessati a
incentivarla. Anzi, ho l’impressione che essi temano i rischi
necessariamente connessi al tentare strade nuove e siano quindi più
propensi a indicare agli illustratori delle loro scuderie di
attenersi ai criteri sicuri dei lavori che hanno più successo.
Ma è una supposizione la tua?
No,
è un fatto che si può constatare. Tentare strade nuove è un lusso
concesso prevalentemente alle tavole di inediti.
A
questo proposito, ho sentito un editore che produce libri per la
prima infanzia, che non si lamentava perché è persona troppo garbata
per farlo, ma comunque indicava la mancanza di una sezione
esplicitamente indirizzata a quella fascia d’età, alla quale si
addicono materiali e illustrazioni più particolari.
Quello è un tipo di illustrazione che si accompagna senza soluzione
di continuità alla cartotecnica. Munari ci ha insegnato che
determinati tipi di illustrazione per piccolissimi si sposano col
buco, col tirante. E stanno in libri che si dispiegano, che non si
possono immaginare senza un supporto cartotecnico. La loro
esposizione richiederebbe spazio, troppo spazio. Sarebbe
meraviglioso ma come si fa?
Richiederebbe un impegno maggiore?
Soprattutto espositivo. Ogni anno lo spazio è conteso da
manifestazioni importantissime. “Il giardino segreto” mette in luce
grandi maestri a livello mondiale. La “mostra degli illustratori” ha
una sezione importantissima di paesi ospiti, quest’anno è il turno
dell’Africa subsahariana , voce nuova, le riconosci una
spiccatissima identità, anche se si adegua alle esigenze della
moderna editoria. E compito della Fiera è anche quello di fare posto
a nuove tendenze, che diano il polso di ciò che accade nel mondo da
questo punto di vista. Diventa difficile allargarsi. E’ proprio una
questione di spazio.
Nell’elenco degli eventi rimarcabili, avvenuti nel corso degli anni
alla Fiera, hai messo il pop-up e il fumetto, hai anche dato conto
di fenomeni rilevati nel grande “spazio dell’illustrazione”. Mi
sembrava stessi per aggiungere dell’altro…
Certo, l’ingresso dei new media.
Appena sono arrivati i cd-rome, la Fiera ne ha fatto subito una
esposizione. Nacque allora il dubbio amletico: e se fosse la morte
del libro? Se s’è temuta, non c’era da temerla, non è che questa
nuova entrata sia andata a detrimento del libro. Piuttosto s’è
aperto un nuovo settore, quello dell’Internet. I ragazzini sono
tutti bravi navigatori. E sono navigatori in un modo che non abbiamo
ancora attentamente valutato. Molte case editrici di altri paesi
hanno un loro sito Internet per ragazzi; in Italia lo sta
costituendo Mondadori, ce l’ha già De Agostini. La Disney ha
addirittura due siti, uno intestato a sé e uno a Topolino. Nel sito
Disney c’è una equipe che aiuta i ragazzini a navigare, perché tante
volte succede che possano sconfinare anche male (espressivo
il tono della voce, eloquente la mimica facciale, allusivo il
contenuto) e quindi
danno consigli su come comportarsi: mai dare il nome, mai dare
l’indirizzo se sei su una chatline, avvertimenti che aiutano una
navigazione intelligente.
Questi sono sicuramente dei fenomeni che vanno a intersecarsi e a
interagire con il libro. Certo è, almeno sembra, che, per il
momento, a Bologna, il protagonista sia ancora lui. Quindi è al
libro, al nostro libro, quello di cui ci occupiamo, il libro per
ragazzi, che sono venuti a tributare omaggio quest’anno Dario Fo e
Daniel Pennac, il
Ministro (uomo) della pubblica istruzione e il
Ministro (donna) della cultura, il filosofo Galimberti e il
giornalista Furio Colombo. Quasi una consacrazione da parte della
cultura e della politica. E per la prima volta. Che cosa è successo
secondo te?
E’
il segnale di varie cose. Cominciamo da quella principale.
Finalmente la gente capisce che il vero lettore nasce a tre quattro
anni. Se tu sei in grado di far nascere un lettore in questa fascia
d’età, e lo accompagni discretamente ma significativamente in
avanti, quello è un lettore nuovo. In un momento in cui si dice che
i ragazzi non leggono, che gli adulti non leggono, potrebbe essere
una corsa ai ripari: ora o mai più. Questa potrebbe essere la
ragione “nobile”. Per seconda, io ci metto anche una ragione
economica, perché di sicuro conta. Questo è un mercato che tira e
tira molto. Ne è una riprova che quest’anno vi sono entrate case
editrici che prima non s’occupavano di libri per ragazzi: dalle
piccole, metti la Colors di Genova, alle importanti, per esempio
Feltrinelli con due nuove collane, di cui non solo vengono
presentati in fiera i primi libri usciti ma anche il programma dei
futuri. E questa ragione economica è incrementata anche da un’altra:
si sono create delle partnership per mettere a punto delle
operazioni commerciali precise. Finora s’era parlato di coedizioni:
case editrici di diversi paesi che si consociavano per fare magari
un bel libro ricco di illustrazioni. Ma adesso possiamo vedere
l’editore A che si associa con l’editore B (vedi Giunti e Dami) per
creare e pubblicare una nuova enciclopedia; e anche un editore che
si associa con la Rai per mettere in libro le trasmissioni più
felici; inoltre assistiamo all’ingresso in Italia di case editrici
straniere: la Lemniscat olandese e la Nord-Sud Verlag che stampano
in italiano. Ed è prossimo l’ingresso dell’ Ecole de loisir in
associazione con Rosellina Archinto , e da questa operazione, per
fortuna, riusciranno fuori Nel paese dei mostri selvaggi e
Piccolo blu e piccolo giallo che furono le glorie della nostra
editoria degli anni Sessanta.
Dati alla mano, rilevati anche dall’opera egregia che fai tu come
consulente dell’ufficio stampa, perché nella cartelletta distribuita
ai giornalisti ci sono sempre elementi preziosi, e uno di quelli più
preziosi è rappresentato dalle statistiche (lei: questo si deve alla
rivista LIBER, va segnalato, devi scriverlo), e proprio queste ci
dicono che dal 1997 al 1998 si è passati a una produzione delle
novità che registra un 16,5% di titoli in più, con un consistente
contributo dato dalle importazioni, un record mai raggiunto in
Italia. Alcuni dicono che ci sia un eccesso di produzione a scapito
della qualità. Questo è quello che ho colto in giro, vorrei sapere
cosa ne pensi tu.
Cominciamo dalle importazioni, che sono oculatissime. Non solo, ma
estremamente attente alle letterature più nuove, più giovani: i
nostri editori si rivolgono adesso all’Australia e alla Nuova
Zelanda. Altra fonte: Israele, libri notevoli. Tutti i nostri
ragazzi hanno letto Via degli uccelli di Orlev pubblicato da
Salani, e la Mondadori con Kaniuk, con Shabtai, ti propone voci
nuove. Ma non si va sempre così lontano, c’è una esplorazione in
aree finitime: addirittura un libro algerino, ed è interessante
perché mette in luce la condizione della donna. Questa importazione
non è all’insegna di “prendo tutto quello che viene” ma è una
ricerca fatta davvero con il lanternino, da talent scout direi, il
che mi sembra veramente importante. Per quanto riguarda gli autori
italiani, i nuovi si sono sempre identificati attraverso premi
concorsi indagini di mercato. Però da qualche anno a questa parte,
gli editori italiani cercano i loro autori anche nel giornalismo,
persino quello sportivo, nella televisione, serbatoi inconsueti.
Insomma non c’è più solo lo scrittore accademico.
Quindi qualcosa è cambiato da un po’ d’anni a questa parte. Da
quando, per esempio, qualcuno definiva l’editoria per ragazzi un
mondo chiuso e concluso in se stesso, dove i ruoli erano
intercambiabili e sempre recitati dagli stessi pochi attori.
C’è
stato anni fa, purtroppo, un boom della parascolastica con
un’invasione di libri su commissione chiesti agli insegnanti, è a
quel momento che s’attaglia questa definizione. C’è però da dire che
anche allora gli editori si affidavano, per esempio per le
copertine, ai più grandi designer, pensa alla Salani e al
reclutamento di Jon Alcorn.
L’autorevole commentatore che citavo si riferiva ai contenuti dei
libri…
Sì,
ma un libro è figlio di molti padri, non è soltanto figlio di un
autore, è figlio di colui che ti fa il lay- out, di chi ti fa la
copertina, di chi ti sceglie la carta. Oggi l’editore è attento a
una miriade di apporti -non è più il caso di parlare di pasta fatta
in casa- cercando anche in spazi che non sono quelli ufficiali
dell’editoria del libro.
Ma abbiamo fatto una digressione dalla strada imboccata alla ricerca
delle novità più nuove…
Infatti. Volevo anche sottolineare
che continua, e con grande intelligenza, la proposta ad autori della
grande letteratura di scrivere libri per ragazzi, e non credo sia
solo per l’ambizione di esibirne il nome. Questa tendenza si fa più
spiccata. E questo cosa vuol dire? Che c’è un editore che si guarda
in giro e guarda attentamente la biografia e la bibliografia di un
autore. E quindi succede quello che è successo con la Gaite,
conosciuta e pubblicata in Italia dalla Tartaruga e dai libri dell’
“Astrea”, per adulti. Mondadori spulcia fra le sue opere, trova che
Cappuccetto rosso a New York
può essere letto benissimo dai
ragazzi, e lo pubblica in “Contemporanea”. E’ un segno positivo di
questo nuovo modo di fare editoria.
C’è un’altra qualità ancora che vuoi inserire nel catalogo che
abbiamo compilato?
Ah,
sì. Una importantissima: la capacità di questa editoria nel modo di
comunicare. Un esempio ce lo fornisce la fiera di quest’anno: i
libri di non-fiction, che divulgano l’astronomia e la fisica,
l’etologia, la musica e l’arte. Io, alla mia età, se m’avessero
sottoposto un libro sulla fisica o sull’astronomia non l’avrei
neanche aperto. Questi sono libri golosi, che ti incuriosiscono. E’
come se tu non avessi mai avuto nulla da leggere e ti venisse
davanti questo dono di immagini, di parole. Questa è “infografica”,
termine nuovo che ho imparato quest’anno, e mi sembra molto efficace
nel definire questa nuova maniera di comunicare attraverso una
grafica intelligente.
Oh dio, il significato è bello ma la parola, diciamocelo pure, è
proprio brutta…
Sono
tutte brutte le parole nuove. Spesso.
Sono
veramente terribili i neologismi!
Comunque questo nuovo modo di comunicare, che a prima vista sembra
la parcellizzazione di un argomento, in realtà è un filo rosso che
lega varie parti insieme. E questa è proprio una novità. Succede
come nei romanzi quando procedono in una successione di piani
paralleli o piani concomitanti …
Ma non è un influsso soprattutto della televisione?
Sì,
certamente, ma non c’è mica solo un influsso cattivo della tv, c’è
anche un influsso nuovo. E’ quello che i francesi intendono quando
dicono s’esprimer par bondissement. Questa è una
specie di salti che ti stimola le rotelle.
Carla, ti trovo molto preparata. Per essere così pronta quando hai
cominciato? E come sei arrivata a occuparti di libri per bambini ?
Parlami un po’ della tua esperienza.
Nasco come insegnante, successivamente comandata a un Centro di
documentazione pedagogica a Firenze, che aveva la prima rivista
italiana di letteratura giovanile, si chiamava “Schedario”. Da
allora, ho sempre perfezionato questa conoscenza del libro per
ragazzi e, nel passaggio del mio comando al Ministero degli esteri,
ho avuto modo di conoscere cosa si faceva fuori di casa. Curiosità
che mi è rimasta e che coltivo anche oggi, passando due mesi l’anno
in Inghilterra, non solo perché ho un figlio che vive lì, ma perché
in questo modo imparo tanto. In quel paese vado proprio con l’umiltà
di uno che vuole imparare. Ed effettivamente si fa bene la spugna
lassù, come del resto anche in Francia. Detto questo, spero di
continuare a morire fra i libri. Dico “a morire”, perché almeno uno
al giorno te lo devi sfogliare, e quando arrivi a sera, e caschi dal
sonno, resisti lo stesso, e ti dici che quello lo devi vedere per
sapere cosa dice di nuovo. Perché effettivamente oggi c’è del nuovo
appostato a ogni angolo, solo bisogna andare a scoprirselo.
E
anche a selezionarlo
Eh
sì, perché dopo quanta zavorra c’è qualcosa di buono!
Perché ormai si produce proprio tanto, qualcuno dice troppo, e anche
a discapito della qualità. Tu cosa ne pensi?
C’è
sempre il grano col loglio, naturalmente. Ma questo, dell’abbondanza
della produzione, per me è un fenomeno positivo. Perché credo che la
prima strategia per promuovere la lettura sia di dare al ragazzo una
larghezza di scelta . Se tu gli imponi, al solito, uno due tre
libri, quello ti saluta e non legge nulla, ma se tu lo porti davanti
a due tre scaffali, davanti a una tavola piena di libri, quello va
senz’altro ad acchiappare qualcosa. E, se tu gli presenti
verbalmente cinque o sei libri, uno di quei libri lo va a chiedere
in biblioteca. Io sono convinta comunque che la figura del mediatore
sia indispensabile nel campo della promozione della lettura. Con
discrezione devi dare al ragazzo delle piste, entro le quali lui
possa avventurarsi per suo conto.
Si dice: i libri per bambini si comprano di più; si dice, lo dicono
le indagini, sempre più numerose, che i bambini in età della scuola
dell’obbligo leggono più degli adulti. Si dice, e lo confermano i
dati.
Ma
se poi andiamo a vedere i numeri nudi e crudi, questi rivelano che i
ragazzini dai 5 ai 13 anni leggono almeno 1 libro all’anno in una
percentuale maggiore degli adulti. Quindi, sono comunque sempre
pochi i lettori, anche in questo settore, rispetto alla quantità di
libri prodotti. Insomma un mercato con un’offerta decisamente
sovrabbondante rispetto a una minoranza di ragazzi che legge.
Gli
editori non sono dei benefattori. Se producono molto è perché si
acquista anche molto. Non dimentichiamoci delle biblioteche come
soggetti acquirenti, e non di una sola copia di un libro ma di più
copie. Nel Trentino Alto Adige, per esempio, ci sono biblioteche
meravigliose, e non penso solo a Trento e a Bolzano, ma ad Arco, a
Malé, a Cles, cioè una periferia attivissima, una decentralizzazione
dei servizi che ha da fare d’esempio a tutti.
Meravigliose, in che senso intendi? E “meravigliose” solo le
biblioteche?
Nel
senso che l’edificio è accogliente, il bibliotecario competente e
hai una notevole quantità di libri a disposizione. Molte di queste
biblioteche hanno l’auditorium, dove si fa musica e si fa teatro. Ma
penso anche ad altre regioni, la Toscana, l’Umbria, alla loro
attività di presentazione di libri nelle biblioteche, che vuol dire
colloquio con i ragazzi, un loro coinvolgimento. E i corsi di
aggiornamento per gli insegnanti: a Città di Castello, l’ultimo
corso fatto dalla biblioteca annoverava come partecipanti circa 250
insegnanti, provenienti dalla scuola materna, dalle elementari e
dalla scuola media. Ricordiamoci che questi diventano predicatori,
che vanno in giro a parlare, a diffondere una buona novella. Ci sono
poi le librerie per ragazzi, ne va nascendo anche una importante a
Roma. E non dimentichiamoci dei genitori, soprattutto le giovani
coppie, le vedo, in biblioteca e in libreria, che chiedono “cosa
posso leggere a letto al mio bambino?”.
E
tu, magari, dici che nasce lì l’interesse del bambino per il libro…
Sissignore, nasce lì. E’ da lì che comincia, da quelle giovani
trepide coppie . E poi viene tutto il resto. Tutto il resto che ci
siamo detti.