Interviste
     

  
"Carla Poesio, a woman of passion: studiare, interpretare, scrivere di libri per ragazzi"

Omaggio alla memoria della critica letteraria Carla Poesio
BCBF 2018, Bologna Children's Book Fair, 26-29 Aprile.
Mercoledì 28 marzo - Sala Bolero – ore 10,00

                                                          
 

In ricordo di Carla Poesio, si ripropone qui di seguito una lunga intervista del 1999, nata da un incontro in Fiera nell'edizione di quell'anno e comparsa sulla rivista "Sfoglialibro".
Richiama
il pensiero di Carla Poesio sui libri per ragazzi e sul ruolo della Fiera di Bologna nel corso del tempo, consegnandosi come documento di un'epoca dell'editoria italiana del settore

Cosa è successo alla Fiera di Bologna?
Giro ideale fra i cambiamenti e le novità di questi anni, ricercati alla Fiera del libro per ragazzi e dintorni. Accompagnati da Carla Poesio


di Rosella Picech

C’erano premi Nobel e onorevoli ministri, autori di culto e filosofi in voga, psicologi di continuo consultati, giornalisti e celebrità varie, nonché case editrici di nobile tradizione per la prima volta piegate alla produzione di libri per i piccoli. Tutti presenti a Bologna, alla Fiera del libro per ragazzi 1999. Dunque, Fiera delle vanità? Perché una sfilata così non s’era mai vista. Oppure, cosa d’altro ha sollecitato questo concorso di persone variamente importanti?
Per saperlo ci siamo rivolti a lei, fedele vestale della Fiera, donna curiosa e instancabile.
Carla Poesio
, come in un film già visto, visto ogni anno, per ciascuno degli anni della Fera, e sono trentasei, riceve cortese i suoi ospiti, impeccabile padrona di casa, signora nei modi, arguta nelle espressioni felici del suo bell’idioma toscano.
Dà proprio questa impressione la Carla: sei ricevuto nel salotto di casa. Garbo, sapere del mondo, competenza precisa si mescolano al meglio. Piacere d’intesa. “Alla Fiera ci sono dalla sua prima edizione – dice -. E come consulente per l’ufficio stampa, ricevo i giornalisti, do loro informazioni sulle tendenze della produzione dei libri per ragazzi, sia in Italia che all’estero. Ciò significa che prima della Fera mi devo preparare”.

Se sei in Fiera dalla fondazione, devi aver visto susseguirsi tanti cambiamenti. Me ne dici qualcuno? Magari di quelli importanti per davvero.
         Ne posso enumerare tre o quattro. La Fiera è sempre stata attenta a scoprire quali erano i fenomeni nuovi. Faccio un esempio, non di massima ma interessante : il pop-up libro, nato fuori d’Italia, ha avuto qui da noi un grandissimo respiro, tanto da vedersi dedicare anni fa una importante esposizione curata dall’Intervisuals, la più grande casa americana del settore. Oppure il boom del fumetto: quante celebrazioni per questo ottimo compagno di strada del libro! Per non dimenticare poi la “mostra degli illustratori”: allestita ogni anno per indicare le tendenze di quella che è una voce irrinunciabile del libro, l’illustrazione appunto. Anche se, sempre più spesso, mi domando se in questo campo esista ancora spazio per la sperimentazione. Non so quanto gli editori siano interessati a incentivarla. Anzi, ho l’impressione che essi temano i rischi necessariamente connessi al tentare strade nuove e siano quindi più propensi a indicare agli illustratori delle loro scuderie di attenersi ai criteri sicuri dei lavori che hanno più successo.

Ma è una supposizione la tua?
          No, è un fatto che si può constatare. Tentare strade nuove è un lusso concesso prevalentemente alle tavole di inediti.
       
      
  A questo proposito, ho sentito un editore che produce libri per la prima infanzia, che non si lamentava perché è persona troppo garbata per farlo, ma comunque indicava la mancanza di una sezione esplicitamente indirizzata a quella fascia d’età, alla quale si addicono materiali e illustrazioni più particolari.
        
Quello è un tipo di illustrazione che si accompagna senza soluzione di continuità alla cartotecnica. Munari ci ha insegnato che determinati tipi di illustrazione per piccolissimi si sposano col buco, col tirante. E stanno in libri che si dispiegano, che non si possono immaginare senza un supporto cartotecnico. La loro esposizione richiederebbe spazio, troppo spazio. Sarebbe meraviglioso ma come si fa?

         Richiederebbe un impegno maggiore?
         
Soprattutto espositivo. Ogni anno lo spazio è conteso da manifestazioni importantissime. “Il giardino segreto” mette in luce grandi maestri a livello mondiale. La “mostra degli illustratori” ha una sezione importantissima di paesi ospiti, quest’anno è il turno dell’Africa subsahariana , voce nuova, le riconosci una spiccatissima identità, anche se si adegua alle esigenze della moderna editoria. E compito della Fiera è anche quello di fare posto a nuove tendenze, che diano il polso di ciò che accade nel mondo da questo punto di vista. Diventa difficile allargarsi. E’ proprio una questione di spazio.

Nell’elenco degli eventi rimarcabili, avvenuti nel corso degli anni alla Fiera, hai messo il pop-up e il fumetto, hai anche dato conto di fenomeni rilevati nel grande “spazio dell’illustrazione”. Mi sembrava stessi per aggiungere dell’altro…
          Certo, l’ingresso dei new media. Appena sono arrivati i cd-rome, la Fiera ne ha fatto subito una esposizione. Nacque allora il dubbio amletico: e se fosse la morte del libro? Se s’è temuta, non c’era da temerla, non è che questa nuova entrata sia andata a detrimento del libro. Piuttosto s’è aperto un nuovo settore, quello dell’Internet. I ragazzini sono tutti bravi navigatori. E sono navigatori in un modo che non abbiamo ancora attentamente valutato. Molte case editrici di altri paesi hanno un loro sito Internet per ragazzi; in Italia lo sta costituendo Mondadori, ce l’ha già De Agostini. La Disney ha addirittura due siti, uno intestato a sé e uno a Topolino. Nel sito Disney c’è una equipe che aiuta i ragazzini a navigare, perché tante volte succede che possano sconfinare anche male (
espressivo il tono della voce, eloquente la mimica facciale, allusivo il contenuto) e quindi danno consigli su come comportarsi: mai dare il nome, mai dare l’indirizzo se sei su una chatline, avvertimenti che aiutano una navigazione intelligente.

Questi sono sicuramente dei fenomeni che vanno a intersecarsi e a interagire con il libro. Certo è, almeno sembra, che, per il momento, a Bologna, il protagonista sia ancora lui. Quindi è al libro, al nostro libro, quello di cui ci occupiamo, il libro per ragazzi, che sono venuti a tributare omaggio quest’anno Dario Fo e Daniel Pennac, il Ministro (uomo) della pubblica istruzione e il Ministro (donna) della cultura, il filosofo Galimberti e il giornalista Furio Colombo. Quasi una consacrazione da parte della cultura e della politica. E per la prima volta. Che cosa è successo secondo te?
           E’ il segnale di varie cose. Cominciamo da quella principale. Finalmente la gente capisce che il vero lettore nasce a tre quattro anni. Se tu sei in grado di far nascere un lettore in questa fascia d’età, e lo accompagni discretamente ma significativamente in avanti, quello è un lettore nuovo. In un momento in cui si dice che i ragazzi non leggono, che gli adulti non leggono, potrebbe essere una corsa ai ripari: ora o mai più. Questa potrebbe essere la ragione “nobile”. Per seconda, io ci metto anche una ragione economica, perché di sicuro conta. Questo è un mercato che tira e tira molto. Ne è una riprova che quest’anno vi sono entrate case editrici che prima non s’occupavano di libri per ragazzi: dalle piccole, metti la Colors di Genova, alle importanti, per esempio Feltrinelli con due nuove collane, di cui non solo vengono presentati in fiera i primi libri usciti ma anche il programma dei futuri. E questa ragione economica è incrementata anche da un’altra: si sono create delle partnership per mettere a punto delle operazioni commerciali precise. Finora s’era parlato di coedizioni: case editrici di diversi paesi che si consociavano per fare magari un bel libro ricco di illustrazioni. Ma adesso possiamo vedere l’editore A che si associa con l’editore B (vedi Giunti e Dami) per creare e pubblicare una nuova enciclopedia; e anche un editore che si associa con la Rai per mettere in libro le trasmissioni più felici; inoltre assistiamo all’ingresso in Italia di case editrici straniere: la Lemniscat olandese e la Nord-Sud Verlag che stampano in italiano. Ed è prossimo l’ingresso dell’ Ecole de loisir in associazione con Rosellina Archinto , e da questa operazione, per fortuna, riusciranno fuori Nel paese dei mostri selvaggi e Piccolo blu e piccolo giallo che furono le glorie della nostra editoria degli anni Sessanta.

Dati alla mano, rilevati anche dall’opera egregia che fai tu come consulente dell’ufficio stampa, perché nella cartelletta distribuita ai giornalisti ci sono sempre elementi preziosi, e uno di quelli più preziosi è rappresentato dalle statistiche (lei: questo si deve alla rivista LIBER, va segnalato, devi scriverlo), e proprio queste ci dicono che dal 1997 al 1998 si è passati a una produzione delle novità che registra un 16,5% di titoli in più, con un consistente contributo dato dalle importazioni, un record mai raggiunto in Italia. Alcuni dicono che ci sia un eccesso di produzione a scapito della qualità. Questo è quello che ho colto in giro, vorrei sapere cosa ne pensi tu.
          Cominciamo dalle importazioni, che sono oculatissime. Non solo, ma estremamente attente alle letterature più nuove, più giovani: i nostri editori si rivolgono adesso all’Australia e alla Nuova Zelanda. Altra fonte: Israele, libri notevoli. Tutti i nostri ragazzi hanno letto Via degli uccelli di Orlev pubblicato da Salani, e la Mondadori con Kaniuk, con Shabtai, ti propone voci nuove. Ma non si va sempre così lontano, c’è una esplorazione in aree finitime: addirittura un libro algerino, ed è interessante perché mette in luce la condizione della donna. Questa importazione non è all’insegna di “prendo tutto quello che viene” ma è una ricerca fatta davvero con il lanternino, da talent scout direi, il che mi sembra veramente importante. Per quanto riguarda gli autori italiani, i nuovi si sono sempre identificati attraverso premi concorsi indagini di mercato. Però da qualche anno a questa parte, gli editori italiani cercano i loro autori anche nel giornalismo, persino quello sportivo, nella televisione, serbatoi inconsueti. Insomma non c’è più solo lo scrittore accademico.

Quindi qualcosa è cambiato da un po’ d’anni a questa parte. Da quando, per esempio, qualcuno definiva l’editoria per ragazzi un mondo chiuso e concluso in se stesso, dove i ruoli erano intercambiabili e sempre recitati dagli stessi pochi attori.
          C’è stato anni fa, purtroppo, un boom della parascolastica con un’invasione di libri su commissione chiesti agli insegnanti, è a quel momento che s’attaglia questa definizione. C’è però da dire che anche allora gli editori si affidavano, per esempio per le copertine, ai più grandi designer, pensa alla Salani e al reclutamento di Jon Alcorn.

L’autorevole commentatore che citavo si riferiva ai contenuti dei libri…
         Sì, ma un libro è figlio di molti padri, non è soltanto figlio di un autore, è figlio di colui che ti fa il lay- out, di chi ti fa la copertina, di chi ti sceglie la carta. Oggi l’editore è attento a una miriade di apporti -non è più il caso di parlare di pasta fatta in casa- cercando anche in spazi che non sono quelli ufficiali dell’editoria del libro.

Ma abbiamo fatto una digressione dalla strada imboccata alla ricerca delle novità più nuove…
          
Infatti. Volevo anche sottolineare che continua, e con grande intelligenza, la proposta ad autori della grande letteratura di scrivere libri per ragazzi, e non credo sia solo per l’ambizione di esibirne il nome. Questa tendenza si fa più spiccata. E questo cosa vuol dire? Che c’è un editore che si guarda in giro e guarda attentamente la biografia e la bibliografia di un autore. E quindi succede quello che è successo con la Gaite, conosciuta e pubblicata in Italia dalla Tartaruga e dai libri dell’ “Astrea”, per adulti. Mondadori spulcia fra le sue opere, trova che Cappuccetto rosso a New York può essere letto benissimo dai ragazzi, e lo pubblica in “Contemporanea”. E’ un segno positivo di questo nuovo modo di fare editoria.

C’è un’altra qualità ancora che vuoi inserire nel catalogo che abbiamo compilato?
         Ah, sì. Una importantissima: la capacità di questa editoria nel modo di comunicare. Un esempio ce lo fornisce la fiera di quest’anno: i libri di non-fiction, che divulgano l’astronomia e la fisica, l’etologia, la musica e l’arte. Io, alla mia età, se m’avessero sottoposto un libro sulla fisica o sull’astronomia non l’avrei neanche aperto. Questi sono libri golosi, che ti incuriosiscono. E’ come se tu non avessi mai avuto nulla da leggere e ti venisse davanti questo dono di immagini, di parole. Questa è “infografica”, termine nuovo che ho imparato quest’anno, e mi sembra molto efficace nel definire questa nuova maniera di comunicare attraverso una grafica intelligente.

Oh dio, il significato è bello ma la parola, diciamocelo pure, è proprio brutta…
          Sono tutte brutte le parole nuove. Spesso.

          Sono veramente terribili i neologismi!
         
Comunque questo nuovo modo di comunicare, che a prima vista sembra la parcellizzazione di un argomento, in realtà è un filo rosso che lega varie parti insieme. E questa è proprio una novità. Succede come nei romanzi quando procedono in una successione di piani paralleli o piani concomitanti …

Ma non è un influsso soprattutto della televisione?
         Sì, certamente, ma non c’è mica solo un influsso cattivo della tv, c’è anche un influsso nuovo. E’ quello che i francesi intendono quando dicono s’esprimer par bondissement. Questa è una specie di salti che ti stimola le rotelle.

         
 Carla, ti trovo molto preparata. Per essere così pronta quando hai cominciato? E come sei arrivata a occuparti di libri per bambini ? Parlami un po’ della tua esperienza.
           
Nasco come insegnante, successivamente comandata a un Centro di documentazione pedagogica a Firenze, che aveva la prima rivista italiana di letteratura giovanile, si chiamava “Schedario”. Da allora, ho sempre perfezionato questa conoscenza del libro per ragazzi e, nel passaggio del mio comando al Ministero degli esteri, ho avuto modo di conoscere cosa si faceva fuori di casa. Curiosità che mi è rimasta e che coltivo anche oggi, passando due mesi l’anno in Inghilterra, non solo perché ho un figlio che vive lì, ma perché in questo modo imparo tanto. In quel paese vado proprio con l’umiltà di uno che vuole imparare. Ed effettivamente si fa bene la spugna lassù, come del resto anche in Francia. Detto questo, spero di continuare a morire fra i libri. Dico “a morire”, perché almeno uno al giorno te lo devi sfogliare, e quando arrivi a sera, e caschi dal sonno, resisti lo stesso, e ti dici che quello lo devi vedere per sapere cosa dice di nuovo. Perché effettivamente oggi c’è del nuovo appostato a ogni angolo, solo bisogna andare a scoprirselo.

E anche a selezionarlo
          Eh sì, perché dopo quanta zavorra c’è qualcosa di buono!

Perché ormai si produce proprio tanto, qualcuno dice troppo, e anche a discapito della qualità. Tu cosa ne pensi?
         
C’è sempre il grano col loglio, naturalmente. Ma questo, dell’abbondanza della produzione, per me è un fenomeno positivo. Perché credo che la prima strategia per promuovere la lettura sia di dare al ragazzo una larghezza di scelta . Se tu gli imponi, al solito, uno due tre libri, quello ti saluta e non legge nulla, ma se tu lo porti davanti a due tre scaffali, davanti a una tavola piena di libri, quello va senz’altro ad acchiappare qualcosa. E, se tu gli presenti verbalmente cinque o sei libri, uno di quei libri lo va a chiedere in biblioteca. Io sono convinta comunque che la figura del mediatore sia indispensabile nel campo della promozione della lettura. Con discrezione devi dare al ragazzo delle piste, entro le quali lui possa avventurarsi per suo conto.

Si dice: i libri per bambini si comprano di più; si dice, lo dicono le indagini, sempre più numerose, che i bambini in età della scuola dell’obbligo leggono più degli adulti. Si dice, e lo confermano i dati. Ma se poi andiamo a vedere i numeri nudi e crudi, questi rivelano che i ragazzini dai 5 ai 13 anni leggono almeno 1 libro all’anno in una percentuale maggiore degli adulti. Quindi, sono comunque sempre pochi i lettori, anche in questo settore, rispetto alla quantità di libri prodotti. Insomma un mercato con un’offerta decisamente sovrabbondante rispetto a una minoranza di ragazzi che legge.
          Gli editori non sono dei benefattori. Se producono molto è perché si acquista anche molto. Non dimentichiamoci delle biblioteche come soggetti acquirenti, e non di una sola copia di un libro ma di più copie. Nel Trentino Alto Adige, per esempio, ci sono biblioteche meravigliose, e non penso solo a Trento e a Bolzano, ma ad Arco, a Malé, a Cles, cioè una periferia attivissima, una decentralizzazione dei servizi che ha da fare d’esempio a tutti.

           Meravigliose, in che senso intendi? E “meravigliose” solo le biblioteche?
          
Nel senso che l’edificio è accogliente, il bibliotecario competente e hai una notevole quantità di libri a disposizione. Molte di queste biblioteche hanno l’auditorium, dove si fa musica e si fa teatro. Ma penso anche ad altre regioni, la Toscana, l’Umbria, alla loro attività di presentazione di libri nelle biblioteche, che vuol dire colloquio con i ragazzi, un loro coinvolgimento. E i corsi di aggiornamento per gli insegnanti: a Città di Castello, l’ultimo corso fatto dalla biblioteca annoverava come partecipanti circa 250 insegnanti, provenienti dalla scuola materna, dalle elementari e dalla scuola media. Ricordiamoci che questi diventano predicatori, che vanno in giro a parlare, a diffondere una buona novella. Ci sono poi le librerie per ragazzi, ne va nascendo anche una importante a Roma. E non dimentichiamoci dei genitori, soprattutto le giovani coppie, le vedo, in biblioteca e in libreria, che chiedono “cosa posso leggere a letto al mio bambino?”.

E tu, magari, dici che nasce lì l’interesse del bambino per il libro…
         Sissignore, nasce lì. E’ da lì che comincia, da quelle giovani trepide coppie . E poi viene tutto il resto. Tutto il resto che ci siamo detti.

 

 

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
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