

|
|
|
Bambini di cristallo
di
Kristina Ohlsson, trad. di Silvia
Piraccini, Salani 2015, 169 p., euro 13,90;
Età: da 11 anni
Quella casa si era scrollata il colore di dosso e così sembrava
facesse con chiunque volesse abitarla. Semplicemente se ne
sbarazzava. Lo dicevano in molti. Billie, la ragazzina, lo percepì
molto in fretta.
La preoccupò non poco il passaggio a questa casa dall’altra, dove
aveva vissuto con papà, prima che morisse, e con mamma, che da quel
luogo di ricordi si voleva allontanare.
Non la convinse il venditore, impreciso se non bugiardo, che
consegnò loro una villetta mal tenuta, piena di mobili d’altri
tempi. Cominciò a tremare fin dalla prima notte e continuò a farlo
nei giorni che vennero.
Ne aveva ben donde. Gli scricchiolii sospetti, quel bussare leggero
e ripetuto alla finestra, l’orma di una piccola mano nella polvere
sul tavolino nella stanza degli ospiti e il fumetto (com’era finito
lì dallo scatolone in cui era stato riposto?) lo vide anche Simona,
l’amica di Billie, con quella scritta di mano infantile “sparisci!”.
E i bambini di cristallo, quelle statuine, improvvisamente apparse
sul davanzale della finestra, cosa volevano dire? Comunque, la vera
ossessione di Billie diventò il dondolio immotivato del lampadario
della sala comune.
Doveva pensare ai fantasmi?
Sua mamma non ci credeva, pensava che Billie raccontasse fandonie
perché voleva tornarsene da dove era partita.
Ci credeva invece, ai fantasmi, la mamma di Aladdin, l’amico di
Billie, e diceva che certi morti erano arrabbiati perché non
potevano più vivere e se la prendevano con i vivi. E se così fosse
successo alle persone che avevano abitato quella casa prima di lei?
Anche se Aladdin, un po’ scettico, azzardava: “qualcuno entra ed
esce dalla casa senza che nessuno se ne accorga”.
Per
provare la bontà di questa affermazione e non scartare nulla che
potesse portare a risolvere il mistero, a Billie si affiancò Alladin.
La strategia di indagine si perfezionò in coppia, l’azione condivisa
anche con l’amica.
Abile la mano che disegna giochi di alternanza (fantasmi sì,
fantasmi non è possibile) e ritorna a insinuare che anche gli
avvenimenti più innocui, se si rigirano dall’altra parte, sembrano
assumere sembianze sospette, se non inquietanti. Ma si era davvero
certi che le cose stessero così?
Perché anche dopo, quando il quadro si ricompose e i fantasmi
sembrarono allontanarsi per fare posto a una realtà acclarata,
Billie s’accorse che il lampadario della sala comune aveva ripreso
il suo dondolio.
(di Rosella Picech, da Liber n. 108)
|
|
|