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Fuochi
d’artificio.
25 aprile 1945, la Liberazione di 70 anni fa in un romanzo per
ragazzi, scritto da Andrea Bouchard (Salani, p.312, € 14,90).
1944, ultimo anno di guerra, guerreggiata in
montagna: Alpi piemontesi, ragazzi in armi.
Inebriarsi d'adolescenza, d'amore, di Resistenza. Avere tredici o
quattordici anni, essere alle prese con avvenimenti che ti
travolgono e non sapere che fare. Sentirsi impotenti, paralizzati,
indecisi. Odiare la guerra, le armi, la distruzione, e sapere che
dire alt, voglio scendere, come quando si è bambini, ammessi ancora
alle fiabe e ci si crede capaci di fermare il mondo, ormai non vale
più.
La realtà, il senso di realtà ha il sopravvento e tu, di fronte a
quel disastro, una guerra feroce, disperata e senza esclusione di
colpi, un’invasione violentemente barbarica, non sai che fare.
Si sente così Marta, la protagonista, io narrante
del romanzo di Andrea Bouchard, asserragliata in se stessa, convinta
al ripudio di ogni violenza da qualsiasi parte provenga, pungolata
dal fratello, di poco più grande, che la sprona all'azione.
Qualcosa si deve pur fare.
Per esempio. Siamo troppo piccoli, non ci vorranno in montagna con
loro, né i partigiani di Giustizia e libertà (a cui si è votato
l’amatissimo loro fratello maggiore), né i Garibaldini dal
fazzoletto rosso e men che meno le altre formazioni. Ma noi potremmo
aiutarli. A loro insaputa.
Questo l’ardire di cuori puri, giovani, generosi. Questa l'idea da
romanzo, che prende corpo e darà consistenza a una strabiliante
azione.
E’ Davide, il fratello di
Marta, la piccola sensibile Marta, che ha conquistato alla causa
l'amico Marco, a proporla, e vorrebbe convincere la sorellina a
unirsi a loro.
Marta tentenna, odia la guerra, le armi che causano morte e dolore
su ogni fronte, sia esso amico o anche nemico. Eppure una
piccolissima crepa s’apre nelle sue convinzioni. E’ il nome di Marco
che sollecita l’urto. Marco, alla cui vista Marta si scioglie,
scoprendo il fremito del primo amore.
Marta è creatura complessa, pronta ogni volta a
riconsiderarsi, non senza dolore. Se si tira indietro, e non prende
parte al disegno del fratello, perde l’unica possibilità di
avvicinare Marco ma giudica questa motivazione, con intransigenza
giovanile, davvero riprovevole di fronte alla gravità degli
avvenimenti.
Però si decide. Trovandosi in mezzo, provando di striscio,
nell’agire di ogni giorno, quel che significa il sacrificio di
tutto, la privazione della libertà. Perché, sappia Marta, che i
partigiani puntano a quello, alla riconquista della libertà. Con la
LIBERAZIONE.
Di pari passo con le vicende di guerra, di amicizia, d’amore
narrate, procede l’evoluzione di Marta. In primo piano, rispetto al
gruppo che si è costituito, che allinea nelle sue file, oltre ai due
fratelli e l’agognato Marco, anche l’amica del cuore della
ragazzina, Sara.
In primo piano, sempre Marta.
Improvvisamente cambiata, dalla partecipazione alla Resistenza,
all’insaputa dei resistenti, come postino, staffetta, sabotatrice
dei piani nemici. Anche inebriata, dai successi ottenuti. Ma non
sottratta, di nuovo e ancora, al cupo sentimento di non potercela
fare, lei, i suoi amici, il suo amore che forse c’è e forse non c’è,
i partigiani, uomini anch’essi, non sempre al riparo dalla loro
umanità, che se li fa eroici, li fa anche cedevoli, come succede a
tutti gli uomini.
Il romanzo di Bouchard è romanzo di formazione, che riesce a
raccontare la Storia, la Resistenza, la Liberazione, attraverso il
partecipe universo di quattro adolescenti. Una piccola storia per
ciascuno di essi, intrecciata alla piccola storia di ciascuno degli
altri, con Marta a distinguersi nel racconto dei suoi sentimenti e a
ipotizzare o rimarcare quelli degli altri.
Piccole storie individuali che incrociano la Storia dei destini di
tutti, diventando una grande avventura.
Perché il romanzo di Bouchard è anche romanzo d’avventura. Azione
spericolata, fiato sospeso, incertezza dell’esito, sollievo della
buona riuscita, incrinato realisticamente dai caduti sul campo,
soprattutto quando si tratta di guerra. Ma è anche romanzo che
comunica forza nell’idealità che muove l’azione, non disgiunta
dall’eco del “gioco”, in ragazzi che da poco hanno lasciato
l’infanzia.
Andrea Bouchard originario per famiglia delle valli Pellice e
Germanasca, teatro di una Resistenza particolarmente tenace,
s’affaccia a questo romanzo, per sua stessa ammissione,
ben provveduto per muoversi in quei teatri di guerra d’alta
valle e montagna.
Gli sono di certo serviti i racconti sentiti, quand’era bambino,
direttamente dai protagonisti di quella stagione, le letture
importanti (cita Nuto Revelli
e Beppe Fenoglio), i colloqui avuti con alcuni partigiani
superstiti, le interviste con gli studiosi, storici del periodo, per
poter connotare la Resistenza
in quei luoghi, in cui fare anche arrischiare
i suoi piccoli indimenticabili personaggi
da partigiani, per imparare a crescere nel nome della libertà.
In appendice del volume, un “Quadro storico”, a cura di
Pierfrancesco Gili, sintetizza per i giovani lettori, gli
avvenimenti che dall’ 8 settembre del 1943 portarono all’invasione
tedesca, alla Resistenza e alla Liberazione di 70 anni fa, il 25
aprile 1945.
(di Rosella Picech,
Alicenelpaesedeibambini.it, Aprile 2015)
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