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Gli ingredienti della felicità
di
Katy Cannon (Mondadori, 2014,
p. 270,
€ 16,00, da 13 anni).
Romanzo.
"... da
ricetta che ha trovato i suoi giusti ingredienti".
Quando Lottie entrò al Bake Club, sentì un sapore di casa.
No, non ci sarebbe voluta mai andare a quel club di fornai.
Chiuso con gli amici, chiuso con il mondo, dopo la morte di
papà.
Ma quel profumo di zucchero, zenzero, pasta lievitata, cioccolato e
crema la riportava ai tempi felici e complici delle infornate di
dolci con papà.
D’altronde era un compromesso molto più accettabile di altri e la
scuola lo esigeva. Insegnanti, tutor e psicologa erano all’erta. O
Lottie riprendeva una vita scolastica e di relazione o altrimenti
avrebbero preso provvedimenti.
Questo significava una convocazione della mamma per un piano di
recupero dal lutto di papà. Ed era quello che Lottie più di tutto
paventava. State alla larga dalla mamma, non avvicinatevi a casa
mia.
Per questo si assoggettò a quell’impegno, così contrabbandando una
finzione di ritorno alla normalità. Sto bene.
Fu una sorpresa per lei che non amava le sorprese, trovarsi per
compagni soggetti un po’ particolari, anche loro?
Lei, abituata a mascherarsi, intuì ogni maschera dietro cui si
nascondeva anche il volto più lieto della compagnia.
S’interessò a tutti, purché non si interessassero a lei: al
ragazzino "emo",
all’ansiosa della classe inferiore, alla ricca protagonista di ogni
palcoscenico, alla solare ragazzina indiana assediata da una
famiglia numerosa. Soprattutto
al “cattivo ragazzo” che le toccava il cuore. E che le toccò come
compagno d’impresa alla stessa postazione di confezione dei dolci.
Tutti con il loro segreto. Mai
inconfessabile come il suo. Fonte di sotterfugi , equivoci,
dolorose incomprensioni. Vero filo conduttore della storia.
Ritmato da golose ricette, che precedono ogni capitolo, dando "il
la" a ogni capitolo, il romanzo di Katy Cannon
procede nella realizzazione di piccoli capolavori di cucina,
impastati di impegno, gioia, dolore, ambizione,
distillati dai sentimenti più
contrastanti e comuni che guidano il comportamento degli
adolescenti.
Ne esce un piccolo spaccato di cultura della scuola inglese, di cui
il romanzo è impregnato, che diventa serbatoio tanto di problemi
come di realizzazioni personali, restituendo volto più
sincero a ogni attore che abbia calcato quel palcoscenico.
Ragazzi che ritrovano se stessi per merito di ragazzi, e adulti che
alleggeriscono quell’aura di incomprensione che aleggia
ovunque, e da che mondo è mondo, fra allievi e maestri, in un
finale di felice ricomposizione.
Da ricetta che ha trovato i suoi giusti ingredienti.
(di Rosella Picech, da LiBer n.105)
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