Brian Selznick

La straordinaria invenzione
di Hugo Cabret

Un romanzo per parole e immagini




Martin Scorsese porta al cinema
Hugo Cabret, un film in 3D, presentato
recentemente al Festival del Film di Roma e tratto dal romanzo
La straordinaria invenzione di Hugo Cabret
di Brian Selznick.
Il film, in sala in Italia dal 3 Febbraio 2012.
Qui di seguito la recensione del libro (di
Rosella Picech, "Sfoglialibro", Dicembre 2007).

                                                                            


In principio è la parola. Che anticipa le immagini. Tante. Che scorrono. Una dopo l’altra. In sequenza. Obbedienti alla parola data, eppure libere di interpretarla. Carboncino, pagina listata. Bianco e nero. Come una pellicola. Di celluloide, s’intende. Era tanto tempo fa. C’era una volta...

Che cosa dice quella breve "Introduzione"? sì, quella che "scorre" dopo il titolo, l’autore, l’editore, l’anno, le dediche....? Dice proprio così: dove si svolge quella storia (Parigi), quando si svolge quella storia (1931), chi è il protagonista (un ragazzo), che cosa succede a quel protagonista (“Un giorno, scoprì un misterioso disegno che cambiò la sua vita per sempre”). E poi, quella breve introduzione, una volta fissato il soggetto, passa alla "sceneggiatura", disponendo il lettore-spettatore alla lettura del romanzo-film: sta per sorgere il sole... c’è “una stazione nel cuore della città”, l’atrio di quella stazione, la gente, “un ragazzo che si muove rapidamente”. E’ lui, Hugo Cabret, il nostro ragazzo. Seguiamolo.

Hugo Cabret vive nei muri, entrando e uscendo dalle condotte d’aria, avendo come casa una stanzetta dimenticata sopra la sala d’aspetto della stazione. Hugo Cabret ha dodici anni, è povero, sudicio, lacero, affamato e anche ladro, e regola gli orologi della stazione (come se ci fosse ancora lo zio a farlo, adesso che lo zio non c'è più) per non essere scoperto, solo e abbandonato, e finire all’orfanotrofio (vedi Dickens).
Ma questo lo racconta la pagina scritta, riprendendo il filo degli accadimenti, finora di esclusiva pertinenza delle immagini. E così di seguito, in una alternanza incalzante che non dà respiro.

Uno straordinario romanzo di cinquecentoquaranta pagine, che intreccia testo e immagini con il medesimo intento narrativo per dare rilievo agli indizi, disseminati nella trama e nel disegno a carboncino, che riportano tutti agli albori del cinema, a quella fabbrica di illusioni, di sogni e di giochi, e ai meccanismi di cui si giovava per mettere in moto le sue stupefacenti fantasmagorie.

Nella fattispecie, il riferimento al cinema riguarda Georges Méliès (1861-1938), regista e produttore francese, considerato creatore della regia cinematografica e uno dei più grandi autori del cinema fantastico. Il nome di Mèliès compare nel romanzo, come firma di un disegno enigmatico da decifrare. Lo scopre Hugo Cabret, dopo tanto penare, rubare, ingegnarsi, per mettere assieme i pezzi che servono a “dare vita” a un automa.

L’automa è il feticcio attorno al quale ruotano le vicende raccontate. Trovato dal padre orologiaio di Hugo Cabret, nel museo in cui lavorava, passato come testimone al figlio in cerca dell’autore d’origine, è anche l’emblema di un’epoca che ambiva a progetti ritenuti un po’ folli, come dare parvenza di vita ad automi, orologi, giocattoli, carte.
Non a caso, i prestigiatori, gli illusionisti sono continuamente chiamati in causa dai personaggi di questo romanzo. Perché, nella storia, gli orfani dalla vita segreta e i grandi e i bambini portati a intrighi ed equivoci, indaffarati e complici nella parte che loro compete, concorrono tutti a ripristinare la gloria di un artista vissuto fra l’Ottocento e il secolo scorso. Quel Georges Méliès, che nel romanzo si fa precedere dal suo nome e dalla sua fama, dalla sua abilità di giocattolaio e dalla sua destrezza di prestigiatore, prima di rivelarsi come personaggio famoso nella vita e decisivo nell’intreccio della finzione.

Azzardando rimandi fra l’arte e la vita, provocando dissidi fra la missione dell’una e la missione dell’altra, costruendo un romanzo che s’avvale di immaginazione, realtà, disegno, parola e fotografia, Brian Selznick, conosciuto finora come celebre illustratore (vedere gli splendidi carboncini del libro), costruisce davvero un’opera affascinante e complessa.

Già in procinto di transitare al cinema (ça va sans dire), sarà foriera di altre tendenze?


Brian Selznick, La straordinaria invenzione di Hugo CabretUn romanzo per parole e immagini, traduzione di Fabio Paracchini, Mondadori, 2007, p.542, € 18,00

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
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