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Nel mio paese è successo un fatto strano di Andrea
Vitali, Salani, 2016, 176 p. € 13,90
L'autore presenterà il suo romanzo mercoledì 6 aprile
alle ore 11 presso l’Auditorium della Biblioteca Sala Borsa Ragazzi
– piazza Nettuno 3 - Bologna.
*****
Come nelle fiabe, il tempo s'è fermato in quel paese. Un
incantesimo, non si sa di quale provenienza, ha svuotato i
calendari. I giorni della settimana, caduti come foglie da un albero
ormai spoglio, si sono persi in una nebbia fitta, inconsueta, quale
mai salita da alcun lago, neppure dal ramo di quel lago noto, per
più di una ragione.
Tocca a un ragazzino, in questa storia, registrare l'accaduto. E
raccontare “il fatto strano” a modo suo, con la sua parola, ceduta
qualche volta ad altri, quando i dialoghi s'affollano sulla bocca
degli adulti a capovolgere logica e buon senso in paradosso, in
gioco surreale, costruito ad arte per strappare un consenso
divertito.
Per Andrea Vitali, autore molto popolare, lo scenario del romanzo si
restringe; non più il coro abituale di molte voci convergenti,
l'intreccio fitto, le concause, perché la sorpresa questa volta è
che il romanzo si fa teatrale.
Per palcoscenico, l'interno di una casa (attori il piccolo
protagonista io narrante, la sua mamma e il suo papà; in seguito, la
maestra del paese, loro ospite), poche le escursioni negli esterni
(la scuola frequentata dal ragazzo, il preside, gli scolari sullo
sfondo; l'uscio di casa aperto nella nebbia che divora tutto,
persino il lago; la fabbrica del ricco e dispotico padrone; la
strada del camion che va a ritroso, per tornare indietro, “a prima”,
al di fuori della nebbia, per fare ritrovare al conducente la sua
strada). Situazioni e luoghi, quasi piovuti da un altrove, appena
accennati e per lo più funzionali a una ripercussione dei fatti
commentati in quell'interno, in cui di volta in volta fanno
irruzione i personaggi in parte.
Le conseguenze di condizioni ambientali tanto sfavorevoli, la
perdita dell'orientamento nel tempo (è caduto il calendario) e nello
spazio (la nebbia che si solidifica, impedisce, imbratta, mal odora)
diventano i pretesti per una commedia brillante, soprattutto nei
dialoghi stranianti, nelle ostinazioni dei personaggi, nel
capovolgimento di senso di molti comportamenti.
E' lunedì o domenica? Dipende. Se il babbo s'è fatto la barba, s'è
vestito ammodo, pronto per l'ufficio, è lunedì. Se mamma ha fatto le
lasagne, la maestra ha dato o non dato i compiti, il preside non
vuole contraddire il padrone della fabbrica che è ancora nel suo
letto al caldo invece che alla plancia di comando, è domenica.
Ci sono i fautori del giorno dopo e del giorno prima, sparito è il
canone, la norma, rotta ogni convenzione che sorregge la comunità,
ho ragione io, hai ragione tu. Una grande confusione, addirittura un
parapiglia. Queste sono le pagine felici, di eco quasi rodariana,
che conducono questa favola un po' ecologica (ah, quella nebbia
orrenda piena di fumi, scarichi, inquinamento!) e un po'
d'esortazione (meravigliati, guarda con occhi nuovi la varietà, la
bellezza dei giorni, delle stagioni, della vita!), verso il
diradarsi della nebbia. In ogni senso.
(di Rosella Picech, Gennaio 2016)
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