la pagina illustrata 
                                                                                                             storie di illustratori e di libri illustrati
Daniella Vignoli                  

 

 


   

 



 


Voleva fare il medico e invece ha fatto la disegnatrice di tessuti, ha illustrato riviste di botanica, si è occupata di pubblicità e di packaging.... finché non trovato la sua arca (l’Arka, appunto, editrice di libri per bambini), ancorata in via Raffaello Sanzio 7, a Milano.
E lì lei  -poliglotta (inglese, francese, spagnolo, portoghese), con un curriculum vario, ricco-, approdata come editor di libri per bambini, è diventata illustratrice di libri per bambini. Non lo dice ma si capisce benissimo che questa è la sua autentica passione, anche se si barcamena parlando di equilibrio raggiunto fra le due mansioni (editor e illustratrice).
Nata in Brasile, con doppia cittadinanza, Daniella Vignoli, con la sua famiglia, è arrivata presto in Italia, ed è in Italia che si è formata, si è diplomata al liceo scientifico, ha frequentato per sette anni i corsi di medicina all’Università e, in seguito, corsi di illustrazione per l’infanzia e corsi di grafica, pubblicità, disegno, pittura, restauro,  fumetto, presso istituzioni prestigiose.
Ma sentiamo direttamente da lei, in questa intervista, come sono andate le cose.

Sei nata in Brasile. A che età sei venuta in Italia?
Se avevi un’età che ti consentiva una qualche consapevolezza, che cosa ha comportato per te questo cambiamento, come ti sei adattata?

Sono nata in Brasile nel 1960, da madre brasiliana e padre italiano, e sono arrivata in Italia all’età di soli 2 anni e purtroppo senza ricordi di quel periodo.
Mia madre, nel tempo, li ha colmati di racconti e la fantasia ha fatto il resto. Perché nascere in un paese diverso da quello di residenza, aumenta certamente il fascino di quello di provenienza. Io addirittura ho sempre pensato che la mia apertura mentale verso gli altri e più in generale verso le novità (una sorta di “curiosità affettuosa”) sia l’eredità ricevuta da quella nascita.

Come mai, studi come quelli che hai fatto, inoltrandoti in un corso di laurea così specifico e professionalizzante come quello di medicina, ti hanno portato a un lavoro di grafica e illustratrice?
Due sono state le mie passioni, fin da piccola: il disegno e la medicina. Entrambe mi permettevano di scoprire e conoscere cose per il piacere di capirle.
Scorrendo la matita sul foglio scoprivo i significati della linea, imparavo la forma, ma soprattutto capivo e sperimentavo emozioni, fino alla inebriante sensazione di condividerle con la cosa disegnata. Per la medicina, la curiosità era la stessa: conoscendo cosa mi succedesse fisicamente dentro, avevo la sensazione di parteciparvi consapevolmente.
Per la scelta degli studi, privilegiai la medicina (con l’intento di specializzarmi poi in psicologia) ma con l’idea di continuare a disegnare.
Durante l’università mi iscrissi ad un corso serale d’illustrazione della durata di 4 anni ma, una volta terminato, mi accorsi che era nuovamente il momento di scegliere: non esisteva più creatività nelle mie giornate di studio. Così disegnai e ancora disegno.
E quando si parla di medicina ascolto sempre con entusiasmo.

Come hai riconvertito le esperienze dei diversi ambiti professionali in cui ti sei misurata (designer per tessuti, illustratrice di riviste di botanica...) nel campo specifico dell’editoria di libri per l’infanzia?
Iniziai a lavorare come illustratrice in un importante studio di grafica editoriale. Il lavoro era molto e vario, ma da subito si accorsero che lo stile delle mie illustrazioni era assolutamente preciso e che, pur disegnando bene anche generi diversi, i lavori di botanica erano quelli a me più congeniali, perché richiedevano ricerca, precisione e pazienza.
Il mio maestro fu un art director, appassionato di botanica e natura. Con lui, ho imparato ad osservare veramente le cose: e questo è stato fondamentale per riuscire a disegnare realisticamente, e da lì procedere a interpretazioni successive.
Quando andai via dallo studio, continuai a collaborare in qualità di illustratrice botanica con riviste del settore, e non solo. Era interessante ma, come per medicina, poco creativo.
Fu allora che mi venne voglia di sperimentarmi con i libri illustrati per bambini, e scovai un corso di illustrazione specifico. L’insegnante era affascinante: trasmetteva la sua passione. Ci guidò in un percorso di lettura delle immagini, prima ancora di darci metodo o tecnica, e questo fu in assoluto l’insegnamento più importante. Fu lei (illustratrice di libri per bambini e disegnatrice di tessuti), a coinvolgermi nel disegno dei tessuti: creai stampe per tessuti moda-bambino, e in seguito anche moda-donna.
Nel tempo, quando la casa editrice dove attualmente lavoro, richiese la mia collaborazione, sono certa che l'esperienza maturata nel disegno di tessuti e l’abilità che mi deriva dal sapere leggere le immagini, dovuta a quella formazione, ebbero un peso fondamentale e risolutivo.

Che spazio ha nella tua attività complessiva l’illustrazione di libri per bambini, adesso che il tuo mestiere è quello di editor ?
L’illustrazione di libri per bambini è sempre stata per me un’attività marginale, forse perché non sono in grado di creare storie da illustrare, e trovare testi di cui entusiasmarsi non è affatto facile.
Per illustrare un albo per bambini, devo amarne molto il testo. La prima lettura già deve risucchiarmi dentro la storia, fino a viverla come se da sempre ne facessi parte. Quando quel mondo immaginario e fantastico mi piace e mi diverte a tal punto da seguirmi nelle mie giornate, vuol dire che sono pronta ad illustrarlo. Per molti mesi (lunghi sono i miei tempi di lavorazione), sarà la mia “vita altra”, dove disegnando vivrò le emozioni dei personaggi, per riuscire a tradurle in immagini, in ambientazioni, in tagli.
Diciamo che l’illustrazione si riferisce di più alla mia vita emotiva e il lavoro di editor di più alla mia razionalità.
Ecco perché “per ricongiungermi”, per metà giornata lavoro in casa editrice e per l’altra metà illustro a casa. E nell’equilibrio sono felice.

Proprio per questa “doppia professionalità”, esercitata nello stessa casa editrice, non ti accade di sentirti in competizione con i lavori che ti vengono sottoposti da altri, visto che tu stessa ti cimenti nell’illustrazione di libri per l’infanzia? Sarebbe molto umano che accadesse; come ti destreggi?
Il lavoro all’ Arka, piccola casa editrice di libri per bambini, mi appassiona, perché riesco ad avere sempre una visione a tutto campo del lavoro editoriale.
Seguo autori e illustratori, dalla selezione iniziale ad ogni passaggio che conduce alla realizzazione del libro. Mi occupo dell'editing dei testi e del progredire delle illustrazioni (prima con i bozzetti a matita, poi per ogni tavola), fino all'impaginazione al computer del libro.
In questo modo, la ricerca di talenti tra gli autori e gli illustratori diviene il piacere di una scoperta. In particolare, per quanto riguarda l'illustrazione, è davvero sorprendente vedere quanti modi diversi ci siano di disegnare la stessa cosa: l’originalità mi suscita sempre ammirazione.
Per carattere, non conosco molto l’invidia, perché sono critica verso me stessa e cerco di valutarmi avendo consapevolezza e accettazione dei miei limiti, mantenendo un necessario e dovuto livello di umiltà. E’ senz’altro questo che mi aiuta a mantenere l’obiettività necessaria a giudicare i tantissimi lavori che arrivano ogni settimana in redazione.
E poi ci sono altre motivazioni che mi spingono a prediligere il lavoro di editor: la sua visione d’insieme e la possibilità, per quanto riguarda il mio essere anche illustratrice, di accedere alla varietà degli stili e alle tante soluzioni interpretative di uno stesso soggetto. E’ un arricchimento che non a tutti è concesso.

Richiesta obbligata, la preferenza di un libro illustrato da te per una recensione nella “pagina illustrata” di Alice nel Paese dei Bambini.
Una pipistrella da urlo.


Ironico fin dal titolo. Una Pistrella da urlo. Che gioca sul grido dei bambini, e  magari conta su una fragorosa ammirazione.
Particolare fin dalla prima pagina. Una Pistrella da urlo. Che per essere attendibile, deve guardare il mondo a testa in giù. E così facendo, per compiacere la sua specie, costringe il suo lettore a voltare il libro, da sotto in su. E' proprio allora che si vede quanto la Pipistrella sia mutata nelle sue criticatissime sembianze.
Ha messo il rossetto, s'è infilata una collana, si è depilata persino il petto pelosetto. E così, completamente rimessa (guardatela com'è carina, da non sembrare lei), fa i suoi giri nel cielo, al calar della sera. Quando s'abbassa (magari per farsi ammirare), sente un fortissimo urlo. Sono i bambini che scappano. Perché?
Deve essere nuova alle cose del mondo la pipistrella, deve essere giovane, per non sapere che al mondo esistono quelle cose temibili che si chiamano pregiudizi.
Per esempio, di lei, e di tutti quelli che sono come lei, si dice che sono brutti e cattivi, che fanno del male, che succhiano il sangue, che strappano pure i capelli. Anche se si dipingono, profumano, truccano... Glielo dice sua cugina.
Nella grazia di un semplice testo, e nelle illustrazioni che gli corrispondono,  emergono più sottili propositi. Lievi, ironici, accompagnano i bambini in una passeggiata istruttiva e gradevole, al seguito di Pipistrella. Che non si rassegna a quel triste destino di spaventare i bambini. E protesta. Vuole cambiare mestiere. Per questo va all' Ufficio Reclami. Guardatelo questo ufficio reclami! A doppia pagina (pagine 12 e 13), riceve la visita di lupi, zebre, clown, capistazione... e volpi con la gallina sotto il braccio che non vogliono più uccidere e rubare, e orchi che si sono scocciati di fare gli orchi, e coccinelle che non ne vogliono più sapere di esaudire desideri... e streghe e maghi.... Che scena bella, pennellata di caratteri, simboli, colori, per dire a Pipistrella, e ai bambini che la leggono, come non sia facile essere contenti di quello che si è e di come invece sia saggio sapersi accettare, magari migliorandosi. Per questo, Pipistrella continua il suo volo per altre pagine. Per dirlo a se stessa. E farlo sapere ai bambini.

Una Pipistrella da urlo, storia immaginata da Emma, scritta da Camille Saféris e illustrata da Daniella Vignoli, Edizioni Arka ("Collana di Perle"), 2007, p.26, € 12,50
 

Daniella Vignoli ha illustrato per le Edizioni ARKA, oltre a Una pipistrella da urlo, i seguenti libri:
Il gibbone, testo e illustrazioni di Daniella Vignoli, Collana Quattro Stagioni, 1995
Il lupo al guinzaglio, testo di Guido Visconti, Collana Perle, 2005
Il panda, testo di Gaia Volpicelli, Collana Quattro Stagioni, 1996
La giraffa, testo e illustrazioni di Daniella Vignoli, Collana Quattro Stagioni, 1995
Le oche di Lillina, testo di Maria Vago, Collana Orsa Minore, 1995

Allestimento della pagina: Giugno 2007

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ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
realizzazione grafica di Lena Chiodaroli

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