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Un libro per Giulia

Quale libro mi consigli per la mia bambina di 5 anni che da qualche tempo si
sente inadeguata, bruttissima, incapace, dispettosa (ma è invece dolcissima,
socievole, ubbidiente) insomma non ha più stima di sé? Grazie.

Anna, atgioak@tin.it 

 

Questi bambini sembrano davvero precoci. Anticipano le tappe descritte nei testi di psicologia diventando adolescenti prima del tempo.

Per esempio, la sua bambina. Giulia ha cinque anni e sembra averne quindici. E’ a quella età che in genere una si sente “inadeguata, bruttissima, incapace, dispettosa….senza stima di sé”; è a quella età che in genere si cerca una identità alla quale non si è mai pensato.

Glielo ha detto Giulia che si sente infelice? O lo deduce lei, Anna, dai comportamenti della bambina? Perché, in uno o nell’altro caso, le cose cambierebbero radicalmente. Infatti, se fosse Giulia a parlare di sé, saremmo già a metà dell’opera nell’alleviare la sua pena; se così non fosse (essendo lei a interpretarla), forse si dovrebbe considerare altro. Ma mi auguro che la crisi di Giulia sia un fatto passeggero, e si dissolva così come è comparsa. Magari con l’aiuto di questo libro.

Anna è furiosa lo scrive Christine Nöstlinger, austriaca, premio internazionale Andersen per la letteratura dell’infanzia, fine conoscitrice dei meccanismi psicologici che muovono i comportamenti dei bambini.

Scrivo del cruccio di Anna, cara lettrice, anche se in apparenza non sembra avere parentele con il problema di Giulia. Esiste comunque fra le due bambine (la bambina raccontata dalla Nöstlinger e la bambina raccontata da lei) un punto di contatto importante: la consapevolezza di entrambe, di sentire, vedere, constatare che qualcosa in loro non va. E quindi, di arrabbiarsi ancora di più (vale per Anna), di deprimersi ancora di più (vale per Giulia). Ma Anna è fortunata perché un nonno riesce a placare la sua furia. Non ce ne sarebbe uno per Giulia?

Fedele al principio che “persino con i racconti fantastici si può cambiare il mondo” e se non proprio il mondo, almeno districarsi nelle vicende di famiglia, Nöstlinger mette nella scena domestica una bambina di furia dolorosa, surreale e grottesca, esagerando, per suscitare molte e diverse reazioni. E Anna, doppiamente esposta allo sguardo esterrefatto del lettore, per via delle illustrazioni eccezionali di Arnal Ballester, doppiamente s’infuria.

Anna s’infuria col gatto, con la bambola, con la mamma, con il papà, con gli altri bambini. Se la prende con la gamba del tavolo in cui inciampa, con la torre di cubi se crolla. Anna se la prende con sé. Fino a farsi male, mordendosi a sangue la mano o dando uno strappo ai  capelli. Anna è infelice, non sa cosa fare.

S’affida allora alla mamma, che dice: cacciala giù quella furia. Ma neanche con l’acqua (tanta acqua bevuta da Anna) l’impresa riesce. Bisogna evitarla, suggerisce papà. E Anna la evita. Astenendosi. Da tutto, da tutti. Non incontra bambini, non costruisce torri, non rincorre il gatto, non tocca la bambola. Si siede, immobile, sulla sedia della sua stanza, abbandonando se stessa e gli altri per farsi abbandonare dalla furia.

Finché non arriva il nonno, la domenica, come tutte le domeniche. E porta ad Anna, al posto dei dolcetti, un tamburo provvisto di bacchette. E’ per scacciare la furia dice, la furia di Anna. Anna gli crede; il nonno non mente. Anna suona, batte il tamburo e la furia scappa. Può essere un caso. Anna ci prova ancora, facendosi venire tutte le furie più furiose. E di nuovo il tamburo le scaccia . Persino al parco succede la stessa cosa e i bambini finalmente non ridono più della furia di Anna, sentono solo il suono buono del suo tamburo.

L’espediente adottato dall’autrice nel racconto assomiglia molto al pensiero concreto dei bambini. Prendere le cose alla lettera è una loro prerogativa. E Anna prende alla lettera sia il consiglio del padre, che quello del nonno. Il primo, la porta ad evitare il contatto con gli altri, risparmiandoli dalla sua furia, ma tagliandola fuori da ogni possibilità di comunicazione. Il secondo, la recupera agli altri, grazie a una intermediazione. Il tamburo raccomandato dal nonno (ma potrebbe essere altro) svolge la sua funzione salvifica. Magica, a detta dei bambini. Terapeutica, vista dalla parte dei grandi.  

Come potrebbe servire a Giulia l’esperienza di Anna? Intanto facendole capire che i bambini hanno i loro problemi, e che lei, Giulia, non è la sola ad averne.

Poi, può succedere, che leggendo il libro assieme, una  mamma e una bambina si dicano cose che non sospettavano di doversi dire. E allora, così senza parere, una parola tira l’altra, un pensiero noto porta con sé un’idea che non si era sentita ancora nominare, e proprio quell’idea raggiunge il punto più dolente, dove forse c’è un’incrinatura. Perché i libri letti assieme, commentati assieme, portano i lettori in luoghi strani. Che qualche volta risuonano di note forti e positive. Quasi come quelle del tamburo di Anna.

Christine Noestlinger, Anna è furiosa, Piemme (Il battello a vapore), p.64,€ 6,90



ALICE NEL PAESE DEI BAMBINI
ideazione, titoli e testi di Rosella Picech
realizzazione grafica e web di Lena Chiodaroli

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