Quino
Se
fosse per me,
farei la pace
Cespugliosissima.
Accigliatissima. Preoccupatissima.
Perplessa (la bocca sparita, ingoiata, occhi appuntiti sul
piccolo naso).
Compunta (un bocchino piccolo piccolo, un po’ arcuato
all’ingiù).
Furiosa. Contenuta e furiosa (senza alcuna specificazione,
guardatela!).
Escandescente e sarcastica (irriferibile il suo commento,
fumetto oscurato da un alfabeto indecifrabile).
Solo sarcastica. Lei. Eccola.
Ecco
Mafalda in azione, accompagnata dalla sua piccola banda.
Capitolo: ah!, se la pace vincesse la guerra!
Intendiamoci. Capitoli così esplicitamente dedicati
nell’opera di Quino non ce ne sono, anche se qualcuno ha detto
che nelle pieghe di “Mafalda” si può rintracciare
l’intera storia dell’Argentina (patria di Quino e Mafalda,
storicamente area di turbolenza, disperatamente alla ricerca
della libertà).
Questa
è piuttosto una piccola antologia di “Mafalda”, di
spigolature, detti celebri, strisce indimenticabili,
coniati sul tema, nel tempo (i quasi dieci anni di lavoro di
Quino che la riguardano), qui richiamati da altre edizioni e
riproposti in corpo unitario.
Lasciata
da parte, per una volta, la famigerata minestra, compendio di
tutti i soprusi operati dai grandi sui piccoli, Mafalda
eleva la sua protesta. Nel senso che la porta più in alto e più
in su.
Salita
sulla sua seggiolina, ora con finta modestia, ora con pretesa
umiltà, ora perorando la causa con foga oratoria, Mafalda
stigmatizza come male supremo del mondo la volontà della guerra
e invoca la pace.
Nel modo qui appena accennato, ma per esteso e in molte varianti
( "mondo malato", "armi e disarmo", "buoni
e cattivi", "speranza e libertà", "umanità
fuori servizio", "beati gli ultimi") nel volume
indicato.
Quino.
Se fosse per me, farei la pace, Fabbri, 2004, p.128, €
12,00 ISBN 88-451-0711-6
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