UNA
PARTITA DI PALLONE IN AFRICA
Sarà emozionante come una scoperta
inattesa. Ricca di colpi di scena fino alla fine. Entrate
regolamentari e anche non regolamentari alimenteranno la
suspense, la tifoseria, la felicità di giocare per giocare e
il sentimento di stare in un posto dove tutti possono avere
posto.
Una vita
povera, semplice. Giorni di famiglia, di scuola. Sentimenti
autentici, cementati da gesti quotidiani che includono
domande sulla vita, riflessioni sulle differenze. Giochi.
Soprattutto “il gioco”. Il gioco del calcio, il gioco del
pallone.
Siamo in Africa, Africa orientale, dove il passaggio dei
tedeschi dell’impero ha lasciato le sue tracce più recenti e
il mercato degli schiavi quelle più lontane.
Neri d’Africa, di Bagamoyo, piccolo centro nelle vicinanze
di Daressalam, quasi di fronte all’isola di Zanzibar, in una
insenatura della costa sull’Oceano Indiano. Neri ragazzini,
bambini di undici, dodici anni. Come Nelson e Mandela,
gemelli che, con il loro nome, rendono omaggio al presidente
nero del Sudafrica, premio Nobel per la pace.
Nelson è il capitano della squadra dei ragazzini di Bagamoyo,
Mandela sua sorella, il difensore più pericoloso. E’ Nelson
che per primo sa dall’allenatore dell’arrivo della squadra
italiana, che li sfiderà in una partita di calcio davvero
memorabile. La vita a Bagamoyo cambia. Lo racconta Nelson,
voce fresca, sensibile, ironica, protagonista della storia.
Arrivano i bianchi. Quelli che in confidenza, loro, i
ragazzini neri, chiamano “sacchi di patate”, buscandosi
qualche scappellotto (che, per caso, vi mettete ad essere
razzisti?).
C’è da preparare un campo, addirittura un campo
internazionale. Chi, loro? Preparare un campo? E chi l’ha
mai visto un vero campo. Panico. Una rapida rassegna dei
componenti della squadra dice a Nelson quello che da sempre
sa.
La loro non è proprio una squadra. Sono amici, bambini che
lavorano, come succede purtroppo dalle loro parti, e a
scuola ci vanno quando possono. Non tutti hanno una mamma
come la mamma di Nelson e Mandela che vuole che i suoi figli
a scuola costi quel che costi vadano. Così c’è da vedere
come fare con Said, il pulitore di pesci, il miglior libero,
impegnato però con una famiglia che del suo aiuto non può
fare a meno o con Yacobo, il pescatore di calamari, un
portiere formidabile, da tenere sempre a freno con il suo
appetito e i suoi bisogni. Non c’è disciplina che tenga per
ogni componente della squadra.
E’ che tutti sono diversi. Neri e diversi. Maschi e femmine.
Musulmani e protestanti. Provengono da varie popolazioni (Wasaramo,
Wasukuma, Wakerewe, Wagogo, Wanyamwezi…). Hanno un unico
cemento che li unisce: il gioco del pallone. E su quello
conta di far leva Nelson.
Dove non ci sono regole, si fissano le regole, dove non c’è
un campo, si costruisce con i mezzi che si hanno un campo.
Dove non c’è un allenatore vero, si cercano allenamenti,
perlomeno dritte sulla tattica del campo e la psicologia del
giocatore, presso il campione famoso nato in loco. Si
cavilla persino sul regolamento internazionale, che non dice
no, Nelson s’è informato, che nella squadra non possano
convivere maschi e femmine.
Un ultimo riscontro, prima della partita decisiva è dovuto
al capitano africano e alla sua squadra. Un faccia a faccia
con i temuti avversari della provincia di Milano, Italia. Ed
è una sorpresa. Neanche la più importante delle molte che
verranno.
L’allenatore Giulio presenta la sua squadra: Paolo è di Rho,
Pietro che gioca in difesa e Antonio in attacco sono di
Segrate, veri ragazzoni lombardi, c’è anche Nicola di Reggio
Emilia, e ci sono Mohamed, che sta in porta e Hassan, ala
destra, che hanno origini marocchine; Marco, il loro
capitano ed attaccante, vive in Italia ma viene dal Congo.
Anche loro sono una squadra mista, come la squadra di
Nelson. La partita ora può cominciare.
Sarà emozionante come una scoperta inattesa. Ricca di colpi
di scena fino alla fine. Entrate regolamentari e anche non
regolamentari alimenteranno la suspense, la tifoseria, la
felicità di giocare per giocare e il sentimento di stare in
un posto dove tutti possono avere posto.
L’autore del romanzo si chiama Hermann Schulz (1938) è nato
in Africa orientale tedesca. Profondo conoscitore
dell’Africa, i suoi libri per ragazzi sono spesso ambientati
in questo continente.
Hermann Schulz, Mandela e Nelson, La Nuova Frontiera,
2010, p.117, € 12,00