Gaio, ridente,
sapiente. Teatrale, ammiccante, demente. Colori, sapori,
sentori, Fiabesco, clownesco, furbesco. Candore,
nitore…dottore!
Folli escono le
rime dalle filastrocche, andandosi a posare dritte dritte su
inverosimili invenzioni. Disegnate, colorate, aggiustate,
ripiegate, innalzate, ribattute, riverite, in fuga dal cilindro
e lì riposte, per incalzare vertiginosamente, di nuovo e
ancora, strane magie e ripetuti incanti.
Questo succede
nell’incontro fra Lucy Cousins e Roberto Piumini in 1,2,3,4
non tirar la coda al gatto.
Lei è la mamma
di Pina topolina; lui, poeta italiano, rimodella a verso
suo le Nursery rhymes della tradizione inglese.
Il circo che ne
esce ha la candida follia dei discorsi dei bambini, quando non
si sentono osservati dagli adulti. E’ un mondo popolato di
cani e gatti, galline, topolini, ragni, oche,uccelli, e in
questo cortile immaginario, l’uomo che sta al bambino, ha un
posto di pari dignità fra le altre bestie. Tutti dicono,
parlano e straparlano. Tante parole in libertà, pronunciate per
il piacere di
sentirle pronunciare, per il piacere di “vederle”.
Lì, accanto a
“Gingianni sul muro a sedere”, a “l’uomo tutto
storto”, “a Pio e Pia che dalla collina rotolarono in
rovina”, a “la principessa Lola che venne da me da sola”,
a “chicchirichì
la scarpa lei smarrì”… lì, accanto a rime in capriola,
ridono finalmente, prendendo forma e colore, gli incredibili
segreti dei bambini.
Lucy
Cousins, 1,2,3,4 non tirar la coda al gatto, traduzione
di Roberto Piumini, Fabbri, 2002, p.62, € 13,50
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